Sabine Weiss (1924-2021) è una delle principali rappresentanti della corrente del dopoguerra che in Francia viene abitualmente definita “la fotografia umanista” e di cui fanno parte fotografi come Robert Doisneau, Willy Ronis o Edouard Boubat.
Reportage, illustrazione, moda, pubblicità, ritratto d’artista, lavoro personale: Sabine Weiss ha approcciato tutti gli ambiti della fotografia come una sfida, un pretesto d’incontro e di viaggio, un modo di vivere e di espressione di sé. Questa retrospettiva a cui l’autrice ha dato il proprio contributo fino al suo ultimo respiro, testimonia la passione di una vita e mette in luce le dominanti di un’opera in empatia costante con l’essere umano.
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L’intervista
Virginie Chardin è una curatrice freelance che si occupa di storia della fotografia. Ha curato le seguenti mostre: Willy Ronis a Parigi e Parigi a colori, dai fratelli Lumière a Martin Parr al Municipio di Parigi; Immagini di una capitale al Folkwang Museum di Essen; Denis Darzacq al Pavillon Carré de Baudoin; Pierre de Fenoÿl, una geografia immaginaria e Sabine Weiss al Jeu de Paume-Château de Tours; Antonin Personnaz al Museo delle Belle Arti di Rouen. È stata responsabile di progetti al Museo Nicéphore-Niépce, responsabile dei premi dei Rencontres d’Arles e delegata del Mese della Fotografia di Parigi. Ha scritto i libri fotografici Séeberger Frères, Ernst Haas e Sabine Weiss.
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